La Sacra Bibbia
> Genesi
IL PENTATEUCO
SOTTO IL NOME DI "PENTATEUCO" SONO COMPRESI I
CINQUE LIBRI,CHE COSTITUISCONO LA PARTE FONDAMENTALE DEL CANONE EBRAICO
E CHE GIA' DAGLI EBREI ERANO STATI CONSIDERATI COME UN TUTT'UNO E
CHIAMATI " TORAH' " = LEGGE ( CHE COME RISULTA DALLA LORO LETTURA, NON
DI FACILE COMPRENSIBILITA' , NON E' SOLO LEGGE DI
DIO MA ANCHE INSEGNAMENTO PER L'INTERA
UMANITA').
ESSI SONO NELL'ORDINE : GENESI , ESODO , LEVITICO , NUMERI ,
DEUTERTOMIO .
PER TRADIZIONE SIA GIUDAICA , SIA CRISTIANA , IL PENTATEUCO
E' ATTRIBUITO A MOSE' SULLE IMPLICITE ED ESLICITE
TESTIMONIANZE DEI LIBRI ISPIRATI .
GENESI
STORIA DELL'UMANITA' FINO ALLA TORRE DI BABELE
CREAZIONE DELLA MATERIA PRIMORDIALE. IN PRINCIPIO DIO CREO' IL CIELO E
LA TERRA.
LA TERRA ERA UNA MASSA INFORME E VUOTA ; LE TENEBRE COPRIVANO L'ABISSO
, E SULLE ACQUE ALEGGIAVA LO SPIRITO DI DIO .
ORGANIZZAZIONE DEL CREATO:
PRIMO GIORNO .
IDDIO DISSE << SIA LA LUCE >> E LA LUCE FU
. IDDIO VIDE CHE LA LUCE ERA BUONA E SEPARO' LA LUCE DALLE TENEBRE ; E
CHIAMO' LA LUCE < GIORNO > E LE TENEBRE < NOTTE
> . COSI' FU SERA , POI FU MATTINA :
PRIMO GIORNO .
SECONDO GIORNO.
DIO DISSE ANCORA: VI SIA FRA LE ACQUE UN FIRMAMENTO , IL QUALE SEPARI
LE ACQUE SUPERIORI DA QUELLE INFERIORI. E COSI' FU . E IDDIO FECE IL
FIRMAMENTO , SEPARO' LE ACQUE CHE SONO SOTTO IL FIRMAMENTO DA QUELLE
CHE SONO AL DI SOPRA ; E CHIAMO' IL FIRMAMENTO CIELO . DI
NUOVO FU SERA , POI FU MATTINA : SECONDO GIORNO.
TERZO GIORNO.
POI IDDIO DISSE : SI RADUNINO TUTTE LE ACQUE CHE SONO SOTTO IL CIELO,
IN UN SOL LUOGO E APPAIA L' ASCIUTTO. E COSI' FU . E CHIAMO' L'
ASCIUTTO TERRA E LA RACCOLTA DELLE ACQUE MARI.
Vogliamo qui approfondire il secondo versetto della Bibbia:
“La terra era informe e vuota” (Gn 1:2).
Richiamiamo intanto il testo originale della Scrittura:
????????? ??????? ????? ???????
vehaàretz haytàh tohù vabohù
e la terra era desolazione e deserto
A beneficio di chi non conosce l’ebraico, ricordando che
l’ebraico si scrive da destra a sinistra, specifichiamo che
l’iniziale ve (??) rappresenta la congiunzione
“e” (che in ebraico si mette come prefisso della
parola) e che il successivo ha (??) rappresenta l’articolo
determinativo (sempre messo come prefisso della parola); per cui,
l’espressione vehaàretz (?????????) significa:
“e la terra”. La parola haytàh (???????)
è un verbo al tempo passato, terza persona singolare
femminile; si tratta del verbo hayàh (???), che significa
“essere /avvenire /succedere / capitare /divenire
/diventare”. Va detto che il tempo passato ebraico include,
in un’unica forma, i nostri passato prossimo, trapassato
prossimo, passato remoto, trapassato remoto e imperfetto.
Hayàh (???) può quindi significare:
“Era”, “fu”,
“divenne”, “era stata”,
“era divenuta” e così via, ma sempre e
comunque come terza persona singolare femminile (essa) al passato.
Nella nostra citazione iniziale, il traduttore (NR) ha scelto
“era”; un altro traduttore (TNM) rende con
“risultò essere”. Ambedue le traduzioni
sono ammesse. Specifichiamo infine che l’ultima parola,
vabohù (???????), ha nell’iniziale va (??) la
congiunzione “e” che abbiamo visto prima, e che qui
li legge va (anziché ve) per leggi fonetiche.
Detto questo, rivolgiamo la nostra attenzione all’espressione
tohù vabohù (????? ???????),
“desolazione e deserto”.
Tohù (????), “desolazione”, ricorre 17
volte nella Bibbia e indica un luogo privo di vegetazione. -
Bohù (????), “deserto”, ricollegabile
all’arabo bahija, suggerisce una casa priva di mobilio.
Richiamandoci a quanto già considerato nello studio
precedente (in questa stessa sezione) intitolato Creazione dal nulla?,
riflettiamo sul fatto che se prendiamo i primi due versetti genesiaci
così come li leggiamo nelle nostre Bibbie, sorge spontanea
una domanda. I versetti dicono:
“Nel principio Dio creò i cieli e la terra. La
terra era informe e vuota”. – Gn 1:1,2a.
La domanda che sorge è questa: Dio creò
all’inizio una “terra informe e vuota”
per poi sistemarla? Sarebbe oltremodo strano che Dio, che fa ogni cosa
per bene, avesse creato prima una terra informe anziché
formarla direttamente ben modellata. Né sarebbe concepibile
un primo tentativo mal riuscito su cui Dio dovesse poi intervenire per
metterlo a posto: di Dio la Scrittura dice che “l'opera sua
è perfetta” (Dt 32:4). E poi, anche volendo
ammettere non un tentativo mal riuscito, ma una creazione volutamente
caotica, perché mai Dio avrebbe dovuto operare in due tempi?
Non solo il nostro buon senso rifiuta un tentativo mal riuscito da
parte di Dio e una sua creazione volutamente “informe e
vuota”, ma lo rifiuta la Bibbia stessa che afferma:
“Così dice il Signore,
che ha creato i cieli;
egli, il Dio che ha plasmato
e fatto la terra e l'ha resa stabile
e l'ha creata
non come orrida regione [????????? (lo-
– Is 45:18, CEI.
Andando ad indagare dove la Bibbia usa l’espressione
tohù vabohù (????? ???????), scopriamo che
è presente nella Scrittura altre due volte.
In Ger 4:23 descrive lo stato in cui per punizione divina viene ridotta
la terra di Canaan:
“Io guardo la terra, ed ecco è desolata e deserta
[????? ??????? (tohù vabohù),
“desolazione e deserto”];
i cieli sono senza luce”
Nel secondo caso, Isaia applica tale frase ad Edom, punito da Dio:
“I torrenti di Edom saranno mutati in pece e la sua polvere
in zolfo; la sua terra diventerà pece ardente. Non si
spegnerà né notte né giorno, il fumo
ne salirà per sempre; di età in età
rimarrà deserta, nessuno vi passerà mai
più. Il pellicano e il porcospino ne prenderanno possesso,
la civetta e il corvo vi abiteranno; il Signore vi stenderà
la corda della desolazione [???? (tohù)], il livello del
deserto [???? (bohù)].” – Is 34:9-
Se lo si nota, nei due casi citati sopra in cui compare
l’espressione tohù vabohù (?????
???????), questa situazione di “desolazione e
deserto” non era iniziale, ma fu provocata dalla punizione di
Dio.
Ci domandiamo quindi: Anche in Gn 1:2 si parla di una situazione
successiva relativa alla terra? Esaminando il testo originale della
Scrittura, senza il pregiudizio delle traduzioni, ci soffermiamo su
quel verbo haytàh (???????) sapendo che può
essere reso con “divenne”. Ci conforta la
traduzione di Rotherham che ha: “La terra era
divenuta”, e anche quella di TNM che rende con “la
terra risultò essere”. Che haytàh
(???????) possa essere reso con “divenne” lo
garantisce non solo la grammatica ebraica, ma la Bibbia stessa. Lo
abbiamo sotto gli occhi sempre in Gn:
Gn 2:1 Gn 36:12
“La terra divenne desolazione e deserto”
(Dia) “Timna divenne la concubina di Elifaz”
(TNM)
??????? ???????
haytàh haytàh
La prima frase della Bibbia è: “In principio Dio
creò i cieli e la terra” (Gn 1:1). Questa frase
è a sé stante. Il verbo
“creò” (??????, barà)
è al passato. Secondo quanto già detto sul tempo
passato ebraico, barà – in armonia con il contesto
– può essere reso “aveva
creato”. Ecco dunque la corretta traduzione
dall’ebraico, in cui non appaiono contraddizioni:
“All’inizio Dio aveva creato i cieli e la terra. E
la terra divenne desolazione e deserto”.
– Gn 1:1,2a, Dia.
In pratica, Dio aveva creato i cieli e la terra (v.1 di Gn 1), e la
terra l’aveva creata “non come orrida regione
[????????? (lo-
Ora la domanda è: Cosa accadde che rese la terra
tohù vabohù, “desolazione e
deserto”? Occorre indagare tra gli esseri viventi di quel
tempo. Tali esseri umani non erano, giacché Adamo ed Eva
furono creati in seguito. Non poteva che trattarsi di esseri
spirituali. Vi accenna Pietro quando dice che Dio “non
risparmiò gli angeli che avevano peccato, ma li
inabissò, confinandoli in antri tenebrosi per esservi
custoditi per il giudizio” (2Pt 2:4). “Egli [Dio]
ha pure custodito nelle tenebre e in catene eterne, per il gran giorno
del giudizio, gli angeli che non conservarono la loro
dignità e abbandonarono la loro dimora” (Gda 6).
Qual era la loro dimora? Si noti Eb 2:5: “Non è ad
angeli che Dio ha sottoposto il mondo futuro [“la terra
abitata avvenire”, TNM]”. Perché lo
scrittore di Eb fa questa specificazione relativa alla terra e agli
angeli? Ha senso solo ammettendo che all’inizio il mondo era
stato sottoposto a loro, cioè agli angeli. Eb, infatti,
spiega che per quanto riguarda il mondo futuro non sarà
così. Qui si parla di angeli “che non conservarono
la loro dignità e abbandonarono la loro dimora”
(Gda 6), ovvero di angeli ribelli. Gli angeli, queste creature
spirituali, erano già presenti alla creazione, quando
“tutti i figli di Dio [“le schiere di
angeli” (Targumìm); “i miei
angeli” (LXX)] alzavano grida di gioia” (Gb 38:7),
ammirati per l’opera creativa di Dio. Parte di quegli angeli
si ribellò a Dio, diventando così
demòni. Dio non aveva creato demòni (Dt 32:4), ma
angeli. Quelli ribelli si resero demòni da sé. Il
“principe dei demòni” (Mt 12:24)
è colui “che è chiamato diavolo e
Satana” (Ap 12:9). La parola ebraica ??? (satàn)
significa “oppositore”; usato con
l’articolo determinativo (?????????, hasatàn)
– “l’oppositore” -
Ma c’è di più. Oggi il mondo a chi
è sottoposto? Se all’inizio lo fu agli angeli e in
futuro non lo sarà, oggi a chi è sottoposto?
“Tutto il mondo giace sotto il potere del maligno”
(1Gv 5:19). Che tuttora il maligno, “il serpente antico, che
è chiamato diavolo e Satana, il seduttore di tutto il
mondo” (Ap 12:9, TNM), abbia la disponibilità di
questo mondo è indicato dal suo stesso vanto espresso a
Yeshùa: “Gli mostrò in un attimo tutti
i regni del mondo e gli disse: ‘Ti darò tutta
questa potenza e la gloria di questi regni; perché essa mi
è stata data, e la do a chi voglio’” (Lc
4:5,6). Non ci sono dubbi sul fatto che la Bibbia chiami satana
“il governante di questo mondo”. – Gv
12:31.
Come accadde con questa ribellione degli angeli? Lo narra Is 14:13,14:
“Tu dicevi in cuor tuo: ‘Io salirò in
cielo,
innalzerò il mio trono al di sopra delle stelle di Dio;
mi siederò sul monte dell'assemblea,
nella parte estrema del settentrione;
salirò sulle sommità delle nubi,
sarò simile all'Altissimo”.
“Le stelle di Dio” sono, metaforicamente, gli
angeli. Lo deduciamo dal parallelismo fatto in Gb 38:7 tra
“stelle del mattino” e “figli di
Dio”. Nel passo isaiano si dice che satana ‘in cuor
suo’ aveva come obiettivo quello di innalzare ‘il
suo trono’ (aveva quindi un trono) sopra gli angeli, per
essere “simile all'Altissimo”.
Lo scopo di tutta l’attività demonica fu ed
è di volgersi contro Dio. Dal suo inizio, che era giusto e
perfetto, il diavolo e satana cadde nel peccato e nella degradazione.
Avvenne in lui ciò che è detto da Giacomo:
“Nessuno, quand'è tentato, dica: ‘Sono
tentato da Dio’; perché Dio non può
essere tentato dal male, ed egli stesso non tenta nessuno; invece
ognuno è tentato dalla propria concupiscenza che lo attrae e
lo seduce. Poi la concupiscenza, quando ha concepito, partorisce il
peccato” (Gc 1:13-
Scopo di tutta l’attività satanica fu ed
è non solo quella di volgersi contro Dio, ma di volgere
chiunque contro di Lui. L’“avversario, il diavolo,
va attorno come un leone ruggente cercando chi possa
divorare”. – 1Pt 5:8.
Cosa accadde dopo che “all’inizio Dio aveva creato
i cieli e la terra” e prima che la terra divenisse
“desolazione e deserto” (Gn 1:1,2a, Dia)? Prendendo
a paragone il comportamento del re di Tiro, cui è rivolto un
canto funebre, è detto del comportamenti di satana:
“Il tuo cuore si è insuperbito, e tu dici:
'Io sono un dio!
Io sto seduto su un trono di Dio’”. – Ez
28:2.
Si noti come Paolo parla di un futuro strumento di satana, chiamato
“uomo del peccato” e che rispecchia
l’attitudine satanica: “L'avversario, colui che
s'innalza sopra tutto ciò che è chiamato Dio od
oggetto di culto; fino al punto da porsi a sedere nel tempio di Dio,
mostrando se stesso e proclamandosi Dio”. -
La superbia di satana lo volle portare ad essere lui stesso Dio al
posto di Dio:
“Tu hai scambiato il tuo cuore per quello di Dio”.
– Ez 28:6.
Nell’antropologia biblica il cuore è quello che
per gli occidentali è la mente (Gn 6:5). Satana si sentiva
quindi nella sua mente Dio. Di Dio voleva prendere il posto, lui, che
è tuttora “il dio di questo mondo”.
– 2Cor 4:4.
“Tu mettevi il sigillo alla perfezione,
eri pieno di saggezza, di una bellezza perfetta;
eri in Eden, il giardino di Dio”. – Ez 28:12,13a.
La “saggezza” e la “bellezza
perfetta” iniziale di questa creatura, prima che degenerasse,
era tale che metteva “il sigillo alla perfezione”.
Si noti come di lui viene detto: “Eri in Eden, il giardino di
Dio”. Ora si presti attenzione a Gn 2:8: “Dio il
Signore piantò un giardino in Eden”. Non
è detto che Dio piantasse un giardino che poi avrebbe
chiamato Eden, ma che piantò un giardino “in
Eden”. Esisteva già, sulla terra (prima che
divenisse “desolazione e deserto”, Gn 1:2a, Dia) un
posto chiamato Eden, e lì c’era quello che poi
sarebbe divenuto diavolo e satana. Questo ci rammenta Eb 2:5 in cui si
dice che “non è ad angeli che Dio ha sottoposto il
mondo futuro”, sottintendendo che quello antico lo fu.
Poeticamente, di satana si dice ancora:
“Eri un cherubino dalle ali distese, un protettore.
Ti avevo stabilito, tu stavi sul monte santo di Dio,
camminavi in mezzo a pietre di fuoco”. – Ez 28:14.
Prima di diventare satana, quella creatura era quindi un cherubino. I
cherubini sono creature angeliche di un grado più elevato
rispetto agli angeli. Nel reame invisibile, proprio come in quello
visibile, esistono ordine e gradi. Si possono distinguere tre gerarchie
con tre ordini ciascuna.
SERAFINI
(?????????, serafìm, “ardenti”)
Stanno attorno al trono di Dio (Is 6:2,6).
Hanno una posizione molto elevata.
“Ardono” d’amore per Dio. CHERUBINI
(?????????, keruvìm, “principi delle
corti”)
Sono dislocati dove
c’è da sostenere la sovranità di Dio.
-
(??????, thònoi)
-
SIGNORIE
(?????t?te?, küriòtetes)
-
(???a?, archài)
-
(????s?a?, ecsusìai)
-
POTENZE
(d???µe??, dünàmeis)
-
(??????e???, archàngheloi,
“capi degli angeli”)
-
(??????????, malakhìm)
(???e???, àngheloi)
“messaggeri”
Colui che divenne poi satana, era dunque un cherubino, una creatura
angelica dislocata dove c’era da rappresentare e sostenere la
sovranità di Dio. In Eden, appunto. Quando, in seguito alla
loro disubbidienza, Adamo ed Eva furono cacciati dall’Eden,
Dio “pose a oriente del giardino d'Eden i
cherubini” (Gn 3:23), evidentemente per sostituire il
cherubino ribelle.
“Ti avevo stabilito, tu stavi sul monte santo di Dio
. . .
Tu fosti perfetto nelle tue vie
dal giorno che fosti creato,
finché non si trovò in te la
perversità”. – Ez 28:14,15.
Quel cherubino, ‘perfetto nelle sue vie dal giorno della sua
creazione’, ‘si insuperbì vantandosi di
essere un dio e di stare seduto su un trono di Dio (Ez 28:2). Ecco la
sua “perversità”.
“Il tuo cuore si è insuperbito per la tua bellezza;
tu hai corrotto la tua saggezza a causa del tuo splendore”.
– Ez 28:17.
Nella raffigurazione già considerata di Is 14, in cui si
parla a un tiranno re babilonese, si hanno parole rivolte sempre a
satana in tono sarcastico:
“Come mai sei caduto dal cielo,
astro mattutino, figlio dell'aurora?”. – Is 14:12.
L’espressione tradotta “astro mattutino”
è nel testo biblico ?????? (helèl), tradotto in
greco dalla LXX con ??sf???? (eosfòros),
“portatore dell’aurora” (da cui il
parallelo “figlio dell’aurora”). La
Vulgata latina tradusse helèl o eosfòros
(“risplendente”) con lucifer (da lux,
“luce”, e dal verbo fero,
“portare”; quindi: “portatore di
luce”). Da questa definizione biblica deriva
l’italiano “Lucifero”.
Le stelle sono usate nella Bibbia anche come simbolo dei re della linea
davidica (Nm 24:17). Si capisce allora come il re babilonese intendesse
‘innalzare il suo trono al di sopra delle stelle di
Dio’ (Is 14:13), ovvero dominare su Israele. Sarcasticamente,
questo gran “portatore di luce”, il re babilonese
che con la sua brillante posizione ‘calpestava le
nazioni’, “che faceva tremare la terra, che agitava
i regni, che riduceva il mondo in un deserto, ne distruggeva le
città” (Is 14:12,16,17), costui, fu
“fatto discendere nel soggiorno dei morti, nelle
profondità della fossa!” (v. 15). Dietro il re
babilonese, però, c’è anche satana.
La “stella del mattino” è menzionata
anche da Pietro: “Abbiamo inoltre la parola profetica
più salda: farete bene a prestarle attenzione, come a una
lampada splendente in luogo oscuro, fino a quando spunti il giorno e la
stella mattutina [f?sf???? (fosfòros), “portatore
di luce”] sorga nei vostri cuori” (2Pt 1:19).
Questa “stella del mattino” è
Yeshùa. Lo attesta lui stesso: “Io,
Gesù . . . Io sono la radice e la discendenza di Davide, la
lucente stella del mattino” (Ap 22:16). Ciò
adempie Nm 24:17: “Una stella certamente verrà da
Giacobbe” (TNM).
Chiamando satana “stella del mattino” la Bibbia gli
dà sarcasticamente il nome che appartiene a
Yeshùa. Ciò forse scandalizzerà i
semplici, ma il nome Lucifero (“portatore di luce”,
?????? – helèl, ??sf???? -
Tornando a ciò che accadde dopo la creazione dei cieli e
della terra, e prima che la terra divenisse tohù
vabohù, “desolazione e deserto”, si noti
che al cherubino che era in Eden (quindi sulla terra) viene detto:
“Oh come sei caduto dal cielo” (Is 14:12, TNM).
Ciò significa che dalla terra aveva cercato di raggiungere
il cielo. Era quella la sua intenzione: “Io salirò
in cielo, innalzerò il mio trono” (Is 14:13). Nel
tentare di spodestare Dio, satana riuscì a portare dalla sua
parte molti angeli che divennero poi demòni.
Ci fu uno scontro titanico nei cieli. L’assalto satanico e
demonico fu respinto. “Ci fu una battaglia nel cielo: Michele
[un arcangelo, Gda 9] e i suoi angeli combatterono contro il dragone.
Il dragone e i suoi angeli combatterono, ma non vinsero, e per loro non
ci fu più posto nel cielo. Il gran dragone, il serpente
antico, che è chiamato diavolo e Satana, il seduttore di
tutto il mondo, fu gettato giù; fu gettato sulla terra, e
con lui furono gettati anche i suoi angeli”. – Ap
12:7-
Il risultato fu che “la terra divenne desolazione e
deserto” (Gn 1:2a, Dia). Era questa la condizione della terra
prima che Dio vi mettesse mano per riordinarla in sei giorni. I resti
fossili anche di grandi animali estinti, datati a milioni di anni, sono
la testimonianza che resta. La stessa desolazione attuale
dell’universo ne è una testimonianza.
Gn 2:1 riassume così: “Così furono
compiuti i cieli e la terra e tutto l'esercito loro [ovvero con tutti i
loro elementi mobili]”.
Che ne è ora di satana e dei suoi demòni? Questi
demòni, capeggiati da satana, sono entità
spirituali malvagie (Ef 6:11,12) che esercitano nel reame invisibile
nelle immediate vicinanze del nostro pianeta (Ef 2:2) cercando di
sviare il mondo intero (Ap 12:9). Attualmente è ancora
satana “il principe di questo mondo” (Gv 12:31).
Ancora oggi “tutto il mondo giace sotto il potere del
maligno”. -
Quei demòni – che, a differenza di tanti agnostici
che non credono nell’esistenza di Dio, “credono e
tremano” (Gc 2:19) –, quegli “angeli che
non conservarono la loro dignità e abbandonarono la loro
dimora”, sono custoditi “nelle tenebre e in catene
eterne, per il gran giorno del giudizio”. – Gda 6.
Il destino finale del diavolo è quello di essere
“gettato nello stagno di fuoco e di zolfo”, che
simboleggia la morte eterna. – Ap 20:10; Mt 25:41.
ORNAMENTO DELLA TERRA E DEL CIELO .
DIO DISSE ANCORA : PRODUCA LA TERRA ERBE , PIANTE CHE FACCIANO SEMI E
ALBERI FRUTTIFERI CHE DIANO FRUTTI SECONDO LA LORO SPECIE E CHE ABBIANO
IN SE LA PROPRIA SEMENZA SOPRA LA TERRA . E COSI' FU . QUINDI LA TERRA
PRODUSSE ERBE , PIANTE , CHE FANNO SEME SECONDO LA LORO
SPECIE , ALBERI CHE DANNO FRUTTI SECONDO LA LORO SPECIE E CHE HANNO IN
SE LA PROPRIA SEMENZA . DI NUOVO FU SERA , POI FU MATTINA : TERZO
GIORNO.
QUARTO GIORNO.
POI IDDIO DISSE : SIANO DEI LUMINARI NEL FIRMAMENTO DEL CIELO PER
SEPARARE IL GIORNO DALLA NOTTE , E SIANO COME SEGNI PER
DISTINGUERE LE STAGIONI , I GIORNI E GLI ANNI , E SERVANO
COME LUMINARI NEL FIRMAMENTO DEL CIELO PER DARE LA LUCE SOPRA LA TERRA
. E COSI' FU . E IDDIO FECE I DUE GRANDI LUMINARI : IL LUMINARE
MAGGIORE PER PRESIEDERE AL GIORNO E IL LUMINARE MINORE PER PRESIEDERE
ALLA NOTTE , E LE STELLE . E IDDIO LI POSE NEL FIRMAMENTO DEL
CIELO PER DARE LA LUCE SOPRA LA TERRA , E PRESIEDERE AL GIORNO E ALLA
NOTTE E PER SEPARARE LA LUCE DALLE TENEBRE . DI NUOVO FU SERA , POI FU
MATTINA : QUARTO GIORNO.
QUINTO GIORNO.
POI IDDIO DISSE : BRULICHINO LE ACQUE DI UNA MOLTITUDINE DI ESSERI
VIVENTI , E VOLINO GLI UCCELLI SOPRA LA TERRA IN FACCIA AL FIRMAMENTO
DEL CIELO . COSI' IDDIO CREO' I GRANDI ANIMALI ACQUATICI E TUTTI GLI
ESSERI VIVENTI CHE SI MUOVONO E DI CUI BRULICANO LE ACQUE SECONDO LA
LORO SPECIE . E IDDIO LI BENEDI' , DICENDO: PROLIFICATE ,
MOLTIPLICATEVI E RIEMPITE LE ACQUE DEI MARI : E SI MOLTIPLICHINO PURE
GLI UCCELLI SOPRA LA TERRA . DI NUOVO FU SERA , POI FU MATTINA:QUINTO
GIORNO.
SESTO GIORNO : CREAZIONE DEGLI ANIMALI .
POI IDDIO DISSE : PRODUCA LA TERRA ANIMALI VIVENTI SECONDO LA LORO
SPECIE ; ANIMALI DOMESTICI , RETTILI , BESTIE SELVAGGE DELLA TERRA ,
SECONDO LA LORO SPECIE . E COSI' FU. COSI' IDDIO FECE LE BESTIE
SELVAGGE DELLA TERRA, SECONDO LA LORO SPECIE, GLI ANIMALI DOMESTICI
SECONDO LA LORO SPECIE , E TUTTI I RETTILI DELLA TERRA , SECONDO LA
LORO SPECIE.
STORIA DI ADAMO
CREAZIONE DELL'UOMO. POI IDDIO DISSE : FACCIAMO L'UOMO A NOSTRA
IMMAGINE , SECONDO LA NOSTRA SOMIGLIANZA . DOMINI SOPRA I PESCI DEL
MARE , SUGLI ANIMALI DOMESTICI , SU TUTTE LE FIERE DELLA TERRA E SOPRA
TUTTI I RETTILI CHE STRISCIANO SOPRA LA SUA SUPERFICIE
.
E IDDIO LI BENEDI' E DISSE LORO : PROLIFICATE ,
MOLTIPLICATEVI E RIEMPITE IL MONDO, ASSOGGETTATELO E DOMINATE SOPRA I
PESCI DEL MARE E SU TUTTI GLI UCCELLI DEL CIELO E SOPRA TUTTI
GLI ANIMALI CHE SI MUOVONO SOPRA LA TERRA . E IDDIO DISSE ANCORA: ECCO
, IO VI DO' OGNI PIANTA CHE FA SEME , SU TUTTA LA
SUPERFICIE DELLA TERRA E OGNI ALBERO FRUTTIFERO , CHE FA
SEME: QUESTI VI SERVIRANNO PER CIBO. ( N. B. INIZIALMENTE IDDIO DISSE
AI NOSTRI PROGENITORI DI DOMINARE SOPRA OGNI ALTRO ESSERE VIVENTE E NON
CHE AVESSERO IL DIRITTO AL LORO STERMINIO NE' DI CIBARSI DI
LORO MA COME LORO DI ESSERE VEGETARIANI ).
E A TUTTI GLI ANIMALI DELLA TERRA E A TUTTI GLI UCCELLI DEL CIELO E A
TUTTO CIO CHE SULLA TERRA SI MUOVE , E CHE HA IN SE ANIMA VIVENTE , IO
DO' L'ERBA VERDE PER CIBO. E COSI' FU . DI NUOVO FU SERA ,
POI FU MATTINA : SESTO GIORNO.
ALL'ORA IL SIGNORE IDDIO FORMO' L'UOMO DALLA POLVERE DELLA TERRA E
ALITO' NELLE SUE NARICI UN SOFFIO VITALE , E L'UOMO DIVENNE PERSONA
VIVENTE.
FURONO COSI' COMPIUTI IL CIELO E LA TERRA E L'ORGANIZZAZIONE DI TUTTI
GLI ALTRI ESSERI. AVENDO IDDIO RITENUTA FINITA , AL SETTIMO GIORNO ,
L'OPERA CHE AVEVA COMPIUTO , IL GIORNO SETTIMO CESSO' DA OGNI OPERA DA
LUI FATTA , E BENEDI' QUESTO GIORNO E LO SANTIFICO'
PERCHE IN ESSO AVEVA CESSATO DA OGNI OPERA DA LUI COMPIUTA , CREANDO.
GLI ANIMALI SONO STATI DOTATI DI ANIMA VIVENTE , MA L'UOMO VIVE PER
QUEL SOFFIO VITALE , DIRETTA CONSEGUENZA DELL'INTERVENTO DI DIO CHE CI
RENDE SIMILE A LUI , NON CERTO NEL FISICO , MA NELLO SPIRITO ETERNO CHE
CI HA DONATO .
Gola; collo; desiderare
???(nèfesh) – la persona bisognosa
La parola ebraica nèfesh (???) è una parola
fondamentale nell’antropologia della Bibbia. Il lettore
italiano la conosce nella sua traduzione di
“anima”, quello inglese la conosce come
“soul” e quello francese come
“âme”. Tutte queste parole si rifanno
alla traduzione greca della LXX (????, psüchè) e
alla traduzione latina della Vulgata (anima) della Bibbia ebraica.
Nelle Scritture Ebraiche la parola nèfesh compare 755 volte.
La LXXgreca la rende con psüchè 600 volte. Il fatto
che manchino all’appello 155 passi (in cui la LXXrende
ovviamente l’ebraico nèfesh in altri modi) ci dice
che già gli antichi avevano rilevato una
diversità di significati in molti passi biblici.
Nel linguaggio ebraico la parola nèfesh fu usata senza alcun
dubbio sin dall’inizio per definire l’essere umano.
E con questo significato che appare per la prima volta applicata
all’uomo nella Bibbia:
“Dio il Signore formò l'uomo dalla polvere della
terra, gli soffiò nelle narici un alito vitale e l'uomo
divenne nèfesh vivente”. – Gn 2:7.
La prima volta in assoluto la parola nèfesh appare nella
Bibbia è in Gn 1:20, applicata agli animali. Ma a noi qui
interessa l’essere umano.
Qual è il significato di nèfesh in Gn 2:7? Di
sicuro non quello di “anima”. Nèfesh
è visto in stretta relazione con la forma complessiva
dell’essere umano. La persona non ha una nèfesh:
l’essere umano è nèfesh e vive come
nèfesh.
Ma non è tutto semplicemente qui, in questa definizione.
Abbiamo visto, infatti, che il pensiero semitico considera una parte
del corpo assieme alle sue particolari capacità o
attività. Questa singola parte del corpo (presa per indicare
la sua attività o capacità), a sua volta
può essere assunta come segno distintivo di tutta la
persona. Occorre quindi esaminare anche le singole parti.
1. Gola.
Partiamo da questa immagine:
“Lo sheòl ha dilatato la sua nèfesh
e ha spalancato la gola senza misura”.
-
Nel classico parallelismo ebraico, qui presente, nèfesh
viene ad avere valore sinonimo di “gola”. Infatti
è detto che si dilata. Ciò significa che qui
nèfesh assume il significato di “gola” o
“bocca”. È per questo che Ab 2:5
può riferirsi all’uomo avido definendolo come
“colui che ha reso la sua nèfesh spaziosa proprio
come lo Sceol, e che è come la morte e non si può
saziare” (TNM, con sostituzione di nefesh –
presente nel testo ebraico -
La liturgia del ringraziamento del Sl 107 recita al v. 9:
“Egli ha ristorato la nèfesh assetata e ha colmato
di beni la nèfesh affamata”. Qui si parla di
nèfesh assetata e affamata. Di certo non si tratta si sete e
di fame spirituali: “Essi vagavano nel deserto per vie
desolate . . . Soffrivano la fame e la sete” (vv. 4,5). Non
si tratta dunque di “anima”, ma di
nèfesh come “gola” o
“bocca” che ha fame e sete. Dice Ec 6:7:
“Tutta la fatica dell'uomo è per la sua bocca,
però la sua nèfesh non viene riempita”.
La “bocca” o “gola” fa pensare
all’organo che ha sempre bisogno di nuovo cibo. E viene presa
come figura del bisogno di novità che gli esseri umani hanno
sempre. Tanto che il saggio dice al v. 9: “Vedere con gli
occhi vale più del lasciare vagare la
nèfesh”, dove si allude
all’avidità mai domata della gola presa come
immagine di quello che gli occidentali chiamerebbero poeticamente
“golosità” ma intellettualmente
“necessità egoistica di chi si sente nel
bisogno”. Per dirla con Giacomo: “Voi bramate e non
avete” (Gc 4:2). Is 29:8 parla di “un
affamato” che “sogna ed ecco che mangia, poi si
sveglia e la sua nèfesh è vuota”.
È precisamente nella sua nèfesh che la persona
sente che non può vivere con le sue sole risorse:
“Il Signore non permette che la nèfesh del giusto
soffra la fame,
ma respinge insoddisfatta l'avidità degli empi”.
– Pr 10:3.
Anche questo passo indica chiaramente che nèfesh
è qui sinonimo di “gola” e,
contemporaneamente, indica che il termine allude allo stato di bisogno
umano. La nèfesh saziata del giusto sta in antitesi al
ventre vuoto del malvagio: “Il giusto mangia fino a saziare
la nèfesh sua, ma il ventre dei malvagi sarà
vuoto”. -
Si noti Pr 28:25: “Chi ha l’anima arrogante suscita
contesa, ma chi confida in Geova [yhvh nella Bibbia] sarà
reso grasso” (TNM). Ciò che viene reso con
“anima arrogante” è nella Bibbia
???????????? (rechàv-
Che nèfesh stia ad indicare l’uomo bisognoso
è provato anche dal fatto che la parola indica la
“gola” che viene ristorata da Dio.
“Quelli verranno e canteranno di gioia sulle alture di Sion,
affluiranno verso i beni del Signore:
al frumento, al vino, all'olio,
al frutto delle greggi e degli armenti;
essi saranno come un giardino annaffiato,
non continueranno più a languire”. –
Ger31:12.
Al v. 25 è detto: “Poiché io
ristorerò la nèfesh stanca, sazierò
ogni nèfesh languente”.
Sete, acqua e nèfesh sono nella Bibbia collegati spesso tra
loro: “Una buona notizia da un paese lontano è
come acqua fresca per una nèfesh stanca e
assetata” (Pr 25:25). Qui nèfesh assume il valore
di “gola”. Si confrontino:
“La mia nèfesh è assetata di
Dio”. -
In quanto organo che sente la fame e la sete, nèfesh
è anche l’organo della percezione dei sapori:
“La nèfesh sazia calpesterà il miele di
favo, ma alla nèfesh affamata ogni cosa amara è
dolce” (Pr 27:7, TNM, con sostituzione di nèfesh
ad “anima”). Ovviamente la nèfesh
affamata, che percepisce come dolci anche le vivande amare,
cioè la “bocca”, è
considerata complessivamente come organo del gusto insieme alla lingua
e al palato. È ovvio che non è la bocca che
disprezza il miele e lo calpesta, ma l’uomo, il cui
comportamento è dettato dalla sazietà della
bocca.
La nèfesh non percepisce solo il gusto piacevole, ma anche
quello sgradevole. Israele si lamenta: “Non
c’è pane e non c’è acqua, e
la nostra nèfesh ha preso ad aborrire il pane
spregevole” (Nm 21:5b, TNM, con sostituzione di
nèfesh ad “anima”).
La nèfesh non è considerata solo come organo
della nutrizione, ma anche come organo del respiro: la zebra o asina o
cammella (secondo le traduzioni) di Ger 2:24, “abituata al
deserto, alla brama della nèfesh” “fiuta
il vento” (TNM, con sostituzione di nèfesh ad
“anima”). Così, ad esempio, rantola la
madre impotente di Ger 15: 9: “La donna che [ne] partoriva
sette è deperita; la sua nèfesh ha
ansimato” (TNM, con sostituzione di èefesh ad
“anima”). In Gn 35:18 mentre Rachele muore
“la sua nèfesh se ne usciva” (TNM, con
sostituzione di nèfesh ad “anima”; da
qui in avanti, in questo studio, citando TNM non sarà
più apposta la nota precedente: al suo posto
comparirà TNM*). Si tratta del respiro che esce, appunto,
dalla bocca, come se fosse la bocca stessa ad andarsene. Allo stesso
modo la nèfesh, il respiro della bocca, torna nel figlio
della vedova di Sarepta: “Mio Dio, ti prego, fa che la
nèfesh di questo fanciullo torni in lui”. -
La “bocca” o “gola”, pertanto,
in quest’anatomia ancora primitiva sta ad indicare sia il
condotto della respirazione che quello della nutrizione.
Se “le acque” “circondarono fino alla
nèfesh” c’è il pericolo di
affogare (Gna 2:5, TNM*). “Allora le medesime acque ci
avrebbero travolti, il torrente stesso sarebbe passato sulla nostra
nèfesh”. -
Solo se si considera la nèfesh come organo del respiro
diventano comprensibili i tre passi biblici in cui la radice vnfsh
(v???) viene usata con valore verbale:
“Alla fine il re e tutto il popolo che era con lui arrivarono
stanchi. Là dunque si ristorarono”. –
2Sam 16:14, TNM. ?????????? (ynapèsh)
“tirarono il fiato”
“Per sei giorni devi fare il tuo lavoro; ma il settimo giorno
devi desistere, perché il tuo toro e il tuo asino si
riposino e il figlio della tua schiava e il residente forestiero si
ristorino”. – Es 23:12, TNM. ?????????
(ynapèsh)
“tirino il fiato”
“In sei giorni Geova fece i cieli e la terra e il settimo
giorno si riposò e si ristorava”. – Es
31:17, TNM. ?????????? (ynapàsh)
“tirò il fiato”
Anche in accadico (la vera sorgente delle lingue, anziché il
mitologico e mai esistito indoeuropeo) la forma napashu
significa soffiare, sbuffare, respirare liberamente (cfr. W.
Von Soden, Ahw, pag. 736, e Nephesh, pag. 119). Sempre in accadico,
napishtu indica in primo luogo la gola, poi la vita e infine un essere
vivente (Ahw, ibidem pag. 738). In ugaritico npsh (le stesse identiche
consonanti dell’ebraico nèfesh, essendo la p/f la
stessa lettera, ?, di cui cambia solo la pronuncia) indica la gola,
l’appetito, il desiderio. L’arabo nafsun
può ugualmente indicare il fiato, l’appetito, la
vita e la persona. La semantica della parola ebraica nèfesh
mostra molti paralleli con le lingue semitiche affini.
2. Collo.
Quanto naturale sia il passaggio per la mentalità ebraica
tra la nèfesh-
“L’acqua mi saliva fino alla
nèfesh”
In Is 8:8;30:28 troviamo: “Inonderà e
passerà sopra. Giungerà fino al collo”,
“Come un torrente che straripa, giungendo fino al
collo”, TNM). Si noti che il “collo” non
è altro che la parte esterna della
“gola”. Anche Sl 105:18 pensa esclusivamente alla
parte esterna del collo: “Afflissero con i ceppi i suoi
piedi, la sua nèfesh entrò nei ferri”
(TNM*). Che qui si tratti del collo e non della sua
“anima” è chiaramente indicato dal
riferimento alle catene e dall’espressione parallela riguardo
ai piedi. Quando in Is 51:23 Dio parla degli aguzzini di Israele,
così dice al popolo: “Hanno detto alla tua
nèfesh: ‘Inchinati affinché
passiamo’”, e che qui si tratti di
nèfesh come collo è confermato dalle parole
successive: “Rendevi il tuo dorso proprio come la terra, e
come la via per i passanti” (TNM*). Ciò avveniva
secondo l’uso dei vincitori di mettere il proprio piede sulla
nuca del vinto in segno della sua sconfitta.
Così, anche in Sl 44:25 nèfesh è il
collo: “La nostra nèfesh si è chinata
fino alla stessa polvere; il nostro ventre si è attaccato
alla medesima terra”. -
Come si deve intendere Is 3:20? Vi si legge: “Le acconciature
per il capo e le catenelle dei piedi e le fasce per il petto e le
‘case dell’anima’ e le tintinnanti
conchiglie ornamentali” (TNM). La nota in calce di TNM ha:
“Probabilmente recipienti per profumo”, ma
è solo una strana opinione. Infatti, perché mai
dei flaconi che contengono profumo dovrebbero essere chiamati
“case della nèfesh”? Questo strano
oggetto compare tra molti altri (vv.18-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
Si noti che tutti questi sono oggetti o capi da indossare, eccezion
fatta per gli “specchi a mano” (a mano?!). Questa
ultima è una fantasiosa traduzione. In verità, la
parola ebraica che c’è dietro è
??????????? (ghilynìm), che compare solo qui e, al
singolare, in Is 8:1 dove è tradotta
“tavoletta”. I dizionari di ebraico biblico, su
questa parola hanno dei dubbi e, nella traduzione, riportano:
“Spiegel? / mirror? / speculum? / specchio?”. I
dubbi permangono. Potrebbe trattarsi di qualche specie di
“tavoletta” ornamentale? Forse una specie di
medaglione? Può darsi. La “tavoletta” di
8:1, per quanto grande, doveva contenere solo quattro parole:
“Maher-
Non di rado il nome di queste suppellettili sono in stretta connessione
con la parte del corpo che esse adornano. Perciò, si deve
qui pensare ad una specie di collana con diversi amuleti. Questi
amuleti ce li possiamo immaginare vuoti al loro interno e a forma di
piccole case. “Le case della nèfesh” non
sarebbero altro, allora, che ‘amuleti a forma di piccole case
intorno al collo-
Ci si soffermi ora su questi passi:
“Non colpiamo a morte la sua nèfesh
[l’ebraico ha: “alla
nèfesh”]”. – Gn 37:21.
“Può realmente colpire la sua nèfesh
[l’ebraico ha: “alla sua
nèfesh”] a morte”. Dt 19:6.
“Ha lui stesso mandato Ismaele figlio di Netania per colpire
la tua nèfesh?”. – Ger 40:14.
(TNM*)
Si vedano ora gli stessi passi tradotti da NR:
“Non togliamogli la vita”. – Gn 37:21.
“Potrebbe . . . colpirlo a morte”. Dt 19:6.
“Ha mandato Ismael, figlio di Netania, per toglierti la
vita?”. – Ger 40:14.
NR non riproduce il linguaggio concreto ebraico e usa espressioni
astratte, rendendole certo comprensibili al lettore occidentale, ma
facendogli perdere il gusto della freschezza biblica. TNM, che ama
stare sul letterale, fa invece fatica a tradurre e deve correggere
l’originale “colpire alla
nèfesh” nel non letterale “colpire la
nèfesh” che, diventando “colpire
l’anima”, disorienta il lettore. Solo i Testimoni
di Geova (gli unici che usano questa traduzione) sanno interpretare
“colpire l’anima”, perché
è stato detto loro che nèfesh significa
“corpo” oppure “vita”. Il bello
è che non è così semplice. Qui non
significa né corpo né vita, ma
“gola” o “collo”. Ecco
perché la Bibbia dice “colpire a” e non
‘colpire il’. Questo si chiama linguaggio concreto,
che è poi quello ebraico della Scrittura. Ecco tutta la
freschezza del testo originale:
“Non colpiamolo alla gola”. – Gn 37:21.
“Potrebbe . . . colpirlo alla gola”. Dt 19:6.
“Ha mandato Ismael, figlio di Netania, per colpirgli il
collo?”. – Ger 40:14.
Chissà, forse è anche questo il senso concreto di
Lc 2:35 che rivolge questa profezia alla madre di Yeshùa:
“Una spada ti trafiggerà la gola”. La
spada le arriva fino alla nèfesh-
Ma non è solo la spada ad insidiare il collo. Anche un
cappio serve allo scopo. Ecco allora che la negromante di Endor dice a
Saul travestito: “[Perché] agisci come uno che
tende trappole contro la mia nèfesh per farmi mettere a
morte?” (1Sam 28:9, TNM*). Dietro il linguaggio pomposo della
traduzione, l’ebraico dice: “Perché vuoi
mettere un cappio intorno alla mia nèfesh così da
farmi morire?”. Qui l’immagine rimanda ad una parte
precisa del corpo: il collo-
“La nostra nèfesh è come un uccello che
è scampato
dalla trappola degli adescatori”. – TNM*.
Si noti come è chiaro in Pr 18:7: “La bocca dello
stupido è la sua rovina, e le sue labbra sono un laccio per
la sua nèfesh” (TNM*). Intanto abbiamo il
parallelismo bocca/gola-
Appare quindi evidente che anche il nèfesh-
3. Desiderare.
Abbiamo visto che la nèfesh come collo e gola fa riferimento
al bisogno dell’uomo: mangiare, bere, respirare, scampare dal
pericolo. La parola nèfesh è quindi strettamente
connessa anche a nozioni vitali come desiderare, bramare, aspirare,
domandare, chiedere.
Questo ultimo è inequivocabilmente il caso di tutti quei
passi biblici in cui la nèfesh umana viene situata al di
fuori della persona stessa.
Si prenda Sl 35:25:
“Oh non dicano nel loro cuore: ‘Aha, la nostra
nèfesh!’.
Non dicano: ‘Lo abbiamo inghiottito’”.
– TNM*.
Qui il salmista immagina le parole dei suoi persecutori che
già dicono: “Ah! La nostra
nèfesh!”. Della nèfesh di chi si parla?
Di quella del salmista. I suoi persecutori possono rallegrarsi e dire:
“La nostra nèfesh! Lo abbiamo
divorato!”. Qui il salmista è rappresentato come
nèfesh dei suoi nemici. E non possiamo davvero pensare in
termini di “collo” o di “gola”
dei suoi nemici. Possiamo pensare qui al salmista-
Quando Pr 13:2b dice che “la medesima nèfesh di
quelli che agiscono slealmente è violenza” (TNM*),
sta indicando con nèfesh la bramosia o il desiderio dei
prevaricatori. È questo desiderio-
L’oscura frase di TNM* che rende Os 4:8 dice:
“Continuano a divorare il peccato del mio popolo, e al loro
errore continuano a innalzare la loro nèfesh”.
Qui si dice: “Si nutrono avidamente dei peccati del mio
popolo, sollevano la loro nèfesh-
In tal modo l’organo viene collegato alle sue specifiche
emozioni, facendo riferimento al corrispondente comportamento della
persona intera. Un occidentale direbbe, in modo astratto, che una
persona provando certe emozioni agisce in un certo modo. La
praticità dell’ebreo dei tempi biblici fa invece
questo ragionamento: Il desiderio nasce in gola, quindi la gola
è sede del desiderio, e siccome l’uomo
è nèfesh,il suo bramare è gola-
Di Sichem e di Dina è detto in Gn 34:2,3:
“Sichem figlio di Emor l’ivveo, un capo principale
del paese, la vedeva, e quindi la prese e giacque con lei e la
violentò. E la sua nèfesh si stringeva a Dina
figlia di Giacobbe, e si innamorò della giovane e parlava
alla giovane in maniera persuasiva”. – TNM*.
Per essere più letterali ci riferiamo al testo ebraico:
“Aderì nèfesh di lui a Dina”
(?????????? ???????? ?????????, tidbàq nafshù
bedinàh). Non si deve qui pensare all’aderire
fisico del corpo durante il rapporto sessuale. Se ci si limita a fare
l’equazione nèfesh = persona potrebbe sembrare
così. Ma si noti che il rapporto fisico era già
stato detto per ben tre volte con le parole: “La prese,
giacque con lei e la violentò”. Solo dopo il
rapporto fisico è detto che la “nèfesh
di lui aderì a Dina”. Il significato vero della
frase lo si può anche desumere dalle parole che, nella
frase, seguono come logica conseguenza: “E si
innamorò della giovane”. Quindi,
‘l’aderire della nèfesh’ mette
in risalto l’avido desiderio di un’unione duratura.
Tanto è vero che poi chiederà di sposarla.
Anche l’amore paterno e l’amore per un amico
è un sentimento che si compie con la nèfesh:
“Appena andrò da mio padre, tuo schiavo, senza
[avere] con noi il ragazzo, essendo la nèfesh di quello
legata alla nèfesh di questo […]” (Gn
44:30, TNM*), “La medesima nèfesh di Gionatan si
legava alla nèfesh di Davide”. -
La nèfesh-
In Dt 23:24 troviamo questa fame all’opera. Dobbiamo citare
da TNM* perché è più letterale, ma
dovremo poi fare delle osservazioni sulla tradizione. Il passo recita
in italiano: “Nel caso che tu entri nella vigna del tuo
prossimo, devi mangiare solo abbastanza uva per saziare la tua
nèfesh, ma non ne devi mettere in un tuo
recipiente”. Intanto non si tratta di occasione fortuita, per
cui l’espressione usata dalla traduzione (“nel caso
che”) è fuori luogo. Qui si tratta di una persona
affamata, non di qualcuno che passeggia e per caso capita in una vigna:
l’ebraico inizia la frase con ???? (ki):
“Quando”. Poi non si tratta di saziare la
nèfesh come se fosse ‘se stesso’ (nota
in calce di TNM); l’ebraico ha ????????????
(kenafshècha): “Secondo la tua nèfesh),
ovvero secondo il bisogno-
La nèfesh in quanto tale rappresenta il desiderio che non
conosce vincoli. Se qualcuno voleva dividersi da una donna fatta
prigioniera in guerra, poteva mandarla via “a gradimento
della sua propria nèfesh”, ovvero secondo il
desiderio di lei, affidandosi alla volontà della donna (Dt
21:14, TNM*), così come venivano liberati gli schiavi
“col consenso della loro nèfesh”. -
Ancora più frequente è l’uso di
nèfesh per indicare la persona nel suo ardente desiderio.
Così, Sl 42:2, usando l’immagine di chi muore di
sete, dice: “La mia nèfesh in realtà ha
sete di Dio” (TNM*). E così, in 1Sam 1:15 troviamo
la sterile Anna che sfoga la sua nèfesh (il suo ardente
desiderio insoddisfatto) davanti a Dio e dice: “Verso la mia
nèfesh”. -
L’ammonimento di Dt 6:5 di amare Dio con tutta la propria
nèfesh sta quindi ad indicare che la persona dovrebbe
coinvolgere tutta la sua vitalità e tutta la sua ardente
aspirazione nell’amore del Dio unico di Israele. Si veda Flp
1:27: “State fermi in un solo spirito, combattendo a fianco a
fianco con una sola anima” (TNM), in cui “una sola
anima” significa in una comune aspirazione, in parallelo a
“in un solo spirito”, e non “come un sol
uomo”.
DALLA TERRA DUNQUE VENNERO CREATI ADAMO E TUTTI GLI ANIMALI
DELLA TERRA. CIO' NON AVVENNE PER EVA CHE VENNE CREATA NON DALLA TERRA
MA DA UNA COSTOLA DI ADAMO , DA UN OSSO , UNA DELLA PARTI PIU' SOLIDE ,
PIU' ROBUSTE DEL CORPO UMANO , PIU' VICINA AL SUO CUORE , E NON GIA'
DALLA TESTA O DAI PIEDI , E QUESTO VORRA' PUR SIGNIFICARE QUALCOSA ,
DAL MOMENTO CHE IL SIGNORE IDDIO NON FA MAI NULLA PER CASO.
La creazione della donna
la posizione della donna all'origine del mondo
“Dio creò l'uomo a sua immagine; lo
creò a immagine di Dio; li creò maschio e
femmina” (Gn 1:27). Qui siano al primo racconto genesiaco
della creazione dell’essere umano. Si noti come dopo aver
detto “lo creò”, al singolare, il testo
prosegue con “li creò maschio e
femmina”. Yeshùa ricordò ciò
in Mr 10:6: “Al principio della creazione Dio li
creò maschio e femmina”.
Nel secondo racconto genesiaco della creazione si legge: “Dio
il Signore formò l'uomo dalla polvere della terra, gli
soffiò nelle narici un alito vitale e l'uomo divenne
un'anima vivente . . . Poi Dio il Signore disse: ‘Non
è bene che l'uomo sia solo; io gli farò un aiuto
che sia adatto a lui’ . . . Allora Dio il Signore fece cadere
un profondo sonno sull'uomo, che si addormentò; prese una
delle costole di lui, e richiuse la carne al posto d'essa. Dio il
Signore, con la costola che aveva tolta all'uomo, formò una
donna e la condusse all'uomo. L'uomo disse: ‘Questa,
finalmente, è ossa delle mie ossa e carne della mia carne.
Ella sarà chiamata donna perché è
stata tratta dall'uomo’”. -
Iniziamo con il vedere i vocaboli. “Dio creò
l’uomo” (Gn 1:27): nel testo ebraico la parola
“uomo” e ????? (adàm). Questo
adàm fu formato “dalla polvere della
terra” (Gn 2:7): in ebraico “terra”
è ??????? (adamà). Tanto per capire, la relazione
è come tra “terra” e
“terroso” in italiano. Nel testo biblico si usa
??????? (hadàm), con l’articolo: “il
terroso”. Quando però più
avanti Adamo dice che la sua compagna appena creata da Dio
“sarà chiamata donna perché
è stata tratta dall'uomo’” (Gn 2:23),
compare una nuova parola per “uomo”: ????? (ysh).
La dichiarazione di Adamo fornisce anche l’etimologia per il
nome dato alla compagna, ovvero “donna”. In molte
lingue occidentali, tra cui l’italiano, il collegamento non
si coglie, perché si hanno nomi diversissimi tra loro: in
italiano, uomo e donna; in inglese man e woman; in francese, homme e
femme; in spagnolo hombre e mujer; in tedesco mann e frau.
Nell’ebraico il collegamento è evidente
perché si ha la stessa parola (al maschile e al femminile):
il nome “donna” è ???????
(ishà). Ysh e ishà: “uomo” e
(se ci è consentita la licenza) “uoma”.
Se vogliamo essere più precisi: uomo maschio e uomo femmina.
La traduzione greca della LXX è precisa, essendo il greco
una lingua molto ricca. Quando in Gn 1:27 si dice che Dio
creò l’uomo (maschio e femmina), si usa la parola
?????p?? (ànthropos), che indica l’essere umano,
sia maschio che femmina; quando in Gn 2:23 si distingue
l’uomo dalla donna, si usano le parole ???? (anèr)
per “uomo” e ???? (günè) per
“donna”; da queste parole derivano le italiane
antropologia (studio dell’essere umano), andrologia (studio
dell’essere umano maschio) e ginecologia (studio
dell’essere umano femmina).
Se osserviamo il susseguirsi della creazione divina, notiamo che
è tutto un crescendo. Dalla vegetazione si passa agli
animali per giungere infine all’essere umano.
L’ultima creazione di Dio è il suo capolavoro: la
Donna.
Oggi, nella condizione attuale dell’umanità, la
posizione della donna è molto offuscata. Lo è da
millenni, sin da subito dopo la caduta di Adamo ed Eva.
Nel primo secolo della nostra èra dei farisei si
avvicinarono a Yeshùa “per metterlo alla prova,
dicendo: ‘È lecito mandare via la propria moglie
per un motivo qualsiasi?’”. “Egli rispose
loro: ‘Non avete letto che il Creatore, da principio, li
creò maschio e femmina e che disse: Perciò l'uomo
lascerà il padre e la madre, e si unirà con sua
moglie, e i due saranno una sola carne? Così non sono
più due, ma una sola carne; quello dunque che Dio ha unito,
l'uomo non lo separi’” (Mt 19:4-
Yeshùa si rifà al disegno divino originale:
“Non avete letto che il Creatore, da principio . .
.” (Mt 19:4). “L'Eterno, il Dio d'Israele, dice che
egli odia il divorzio”. -
Vediamolo, dunque, il disegno divino originale per la donna.
Riferendosi al primo uomo, Dio dice: “Non è bene
che l'uomo sia solo; io gli farò un aiuto conveniente a
lui” (Gn 2:18, ND). Questa dichiarazione è molto
importante, per cui non ci accontentiamo della prima traduzione.
“Gli voglio fare un aiuto che gli sia simile”,
traduce CEI. TNM preferisce: “Gli farò un aiuto,
come suo complemento”; Con: “Gli farò un
aiuto degno di lui”; NR: “Un aiuto che sia adatto a
lui”. Pare che i traduttori siamo almeno d’accordo
su una parola: “aiuto”. Vediamo la Bibbia, ora:
????? ???????????
eser keneghedòu
Èser. La Bibbia s’interpreta con la Bibbia, per
cui vediamo il senso che la parola ebraica èser
(?????)assume nella Scrittura. In Ger 47:4 ha indubbiamente il senso di
aiuto; vi si parla di “ogni superstite che prestava
aiuto” (TNM). In Ez 31:21 appare una nuova sfumatura quando
vi si parla di “quelli che gli davano soccorso”. In
Sl 10:14 èser si arricchisce di significato; di Dio vi si
dice: “Tu sei il sostegno”. “Dio
è il mio aiuto”, recita Sl 54:4. Così
in Sl 30:10: “O Signore, sii tu il mio aiuto!”.
La donna fu creata come “aiuto / soccorso
/sostegno”. Oggi si dice che l’uomo deve sostenere
la donna e aiutarla. All’origine
dell’umanità era il contrario.
Keneghedòu. Si tratta di tre parole: ??? (ke) sta per
“come”; la ? (u) finale significa
“lui”; la parola ?????? (nèghed)
è quella che ci interessa.
Nèghed. Letteralmente significa “di fronte
a”. Questa parola è usata, ad esempio, riferita
all’atteggiamento che i conquistatori ebrei di Gerico
dovevano tenere mostrando la loro decisione nell’avanzare
verso la vittoria: “Ciascuno diritto davanti a
sé” (Gs 6:5). L’innamorato della bella
sulammita le dice: “Allontana gli occhi da me, il tuo sguardo
mi turba” (Cant 6:5, PdS); letteralmente:
“Allontana i tuoi occhi d’innanzi a me”.
Il senso non quello arido e spoetizzante di TNM:
“poiché essi stessi mi hanno allarmato”
(sic), ma quello di turbamento suscitato dal femminile sguardo della
sulammita.
Eva era per Adamo non un “complemento” (TNM) e
neppure semplicemente “un aiuto che sia adatto a
lui” (NR). La donna era “come una che gli sta di
fronte” (???????????, keneghedòu).
Il fatto che Adamo avesse bisogno di un “aiuto”
(èser,?????) indica che di per sé
l’uomo da solo non ce la faceva. La donna costituiva il
“soccorso” (èser,?????) e il
“sostegno” (èser,?????).
Il fatto che la donna era “come una che gli sta di
fronte” (???????????, keneghedòu) non indica
affatto la sua sottomissione all’uomo. Al contrario, indica
la sua totale parità con l’uomo.
Parità, ma con una marcia in più data da
quell’ èser (?????),
“aiuto/soccorso/sostegno”. Questa condizione
femminile di parità con l’uomo, stabilita da Dio
all’inizio, sarà di nuovo quella della donna
escatologica: “Non c'è né maschio
né femmina; perché voi tutti siete uno in Cristo
Gesù”. -
Perché da quella condizione iniziale di parità si
giunse al maschilismo? Per il peccato. Per ciò che riguarda
la donna, le conseguenze della caduta di Adamo ed Eva furono tre:
1 “Io moltiplicherò grandemente le tue pene e i
dolori della tua gravidanza; con dolore partorirai figli;
2 i tuoi desideri si volgeranno verso tuo marito
3 ed egli dominerà su di te”.
(Gn 3:16)
Nei rapporti uomo-
Abbiamo dunque due prospettive: quella umana, in cui l’uomo
domina la società, che è maschilista. E quella
divina, in cui la donna è il capolavoro di Dio.